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"Le parole che non ti ho detto…e quelle che ti ho scritto" di Alessandro Scotti. Recensione di Alessandria today
Alessandro Scotti, autore sensibile e profondo, ci regala con "Le parole che non ti ho detto…e quelle che ti ho scritto" un’opera che attraversa le più intime sfumature dell’amore, della perdita e della resilienza.
Un inno poetico all’amore e alla connessione umana Alessandro Scotti, autore sensibile e profondo, ci regala con “Le parole che non ti ho detto…e quelle che ti ho scritto” un’opera che attraversa le più intime sfumature dell’amore, della perdita e della resilienza. Pubblicata il 10 giugno 2024, questa raccolta poetica è un invito a riflettere sulle connessioni che ci definiscono, sulle…
#Alessandria today#Alessandro Scotti#Alessandro Scotti libro#amore e perdita#amore universale#Arte poetica#bellezza delle emozioni#connessione umana#connessione universale#emozioni condivise#Emozioni profonde#Google News#Introspezione poetica#italianewsmedia.com#Le parole che non ti ho detto#legami autentici#legami emotivi#lettura consigliata#lettura emozionante#libro di Alessandro Scotti#libro di poesia 2024#libro poetico#linguaggio evocativo#narrazione intima#Pier Carlo Lava#poesia contemporanea#poesia d’amore#poesia e connessione#poesia e umanità#poesia italiana
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Il carattere in psicologia: articolo introduttivo al concetto di automatismo comportamentale
Esplorare il concetto di carattere in psicologia è una sfida affascinante, poiché si tratta di un fenomeno tanto complesso quanto sfuggente. Il carattere è più di una semplice descrizione dei tratti comportamentali di un individuo; è piuttosto il tessuto stesso della nostra esperienza, il modo unico in cui ogni persona interagisce con il mondo che la circonda. Per comprendere appieno il…
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Che storia meravigliosa. La conoscevo, certo, ma ieri ho avuto il privilegio di ascoltarla direttamente da una persona legata all’ex proprietà. Una di quelle occasioni che ti fanno venire voglia di fermarti, ascoltare e, sì, prendere appunti.
Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni. Un amore che non avrebbe mai dovuto esistere, eppure è esistito. Segreto, proibito, ma inarrestabile, come ogni cosa vera. Lei, sposata, madre di tre figli, con quattordici anni di troppo per un mondo che non perdona. Lui, giovane, brillante, capace di vedere oltre. In lei, non solo una donna, ma un’idea, un atto di sfida. Da quella relazione impossibile nascono i Baci Perugina, che non sono mai stati solo cioccolatini. Sono l’amore che resiste, il manifesto di chi sceglie di vivere, nonostante tutto.
I bigliettini che Luisa infilava nei cioccolatini per Giovanni erano più che parole: erano vita, cuore, rivoluzione. Quei messaggi, diventati i cartigli, sono la prima forma di trigger emotivo nella storia del prodotto. Non è più solo cioccolato: è gesto, è storia, è amore che si racconta. È lì che nasce l’ancoraggio emozionale. Non compri un dolce. Compravi lei. Lui. Loro.
La scelta del nome, da “Cazzotto” a “Bacio”, è un caso lampante di reframing linguistico, dove il focus si sposta dalla rudezza al gesto romantico. Giovanni Buitoni intuì che il linguaggio non era solo descrizione ma percezione, e che un termine sbagliato poteva distruggere la magia. “Bacio” diventò così il frame perfetto: semplice, diretto, evocativo.
L’incarto argentato con stelle blu, disegnato da Federico Seneca, è semiotica visiva al suo massimo. L’argento grida preziosità, le stelle parlano di sogni, e i due amanti, ispirati a “Il Bacio” di Hayez, consolidano il frame emozionale. Non è solo un packaging: è una narrazione visiva che colpisce il cuore prima ancora del palato.
I Baci Perugina non sono mai stati solo cioccolatini. Sono pezzi di storia italiana, un intreccio di coraggio, imprenditorialità e comunicazione al massimo livello. Metafore visive, parole che restano, un equilibrio perfetto dove ogni elemento – nome, cartigli, packaging, campagne – parla la stessa lingua. Una storia d’amore privata che si trasforma in linguaggio universale. Non si vende cioccolato. Si vende un sogno. Un sogno che continua, immutato, a emozionare.
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Neri Pozza
Buona lettura a tutti!
OMICIDIO A CAP CANAILLE - CHRISTOPHE GAVAT
“… il comandante sa bene che i delinquenti marsigliesi non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi della capitale in materia di criminalità. In quanto a tecniche per uccidere il prossimo il marsigliese, benché provinciale, non manca mai di immaginazione, e tiene a dimostrare al parigino che in questo campo, come su quello da calcio, il migliore è lui. E che non ha paura di dégun – di nessuno.”
Cos’hanno in comune un cadavere carbonizzato trovato nel portabagagli di un’auto abbandonata a Marsiglia: il cosiddetto “barbecue”, un sistema atroce per regolare i conti tra fuorilegge, con una serie di rapine a furgoni portavalori a Parigi?
Il comandante Henri Saint-Donat, da poco trasferito alla Brigata criminale della città provenzale dal 36 quai des Orfèvres, la celeberrima sede della Polizia giudiziaria di Parigi, capisce subito di trovarsi di fronte ad un caso molto complesso.
Henri ha un curriculum di tutto rispetto, è un poliziotto di grande esperienza ed estrema sensibilità; dopo tanti anni di matrimonio è ancora molto innamorato della sua Isabelle, ma è anche un uomo tormentato a causa di una tragedia familiare che lo ha segnato nel profondo e di cui nessuno dei suoi colleghi è a conoscenza.
Negli uffici dell’Eveché, sede della polizia giudiziaria, nel dedalo di strade che attraversa La Cayolle, quartiere labirintico e malfamato di Marsiglia, nei corridoi delle Baumettes, il tetro penitenziario, Henri non è solo. Lo supportano il giovane tenente Basile Urteguy e il capitano Lucie Clert.
Basile è un ragazzo pieno di vita, un appassionato di musica, un genio dell’informatica e, allo stesso tempo, un poliziotto di grande perspicacia: nel corso dell’indagine il suo apporto sarà fondamentale.
Lucie, invece, è una forza della natura: una gran bella donna dal carattere impossibile che ha il brutto vizio di saltare subito alle conclusioni. Sul lavoro è testarda e professionale, ma la sua vita privata è un vero disastro. Chissà che non trovi l’amore proprio nel corso dell’indagine…
“Omicidio a Cap Canaille” è un polar di azione che mostra al lettore le tecniche di investigazione della polizia francese, ma dà anche molto spazio alla vita privata e ai sentimenti dei suoi protagonisti.
I capitoli sono estremamente brevi e il linguaggio è semplice, diretto, crudo nel raccontare l’evolversi dell’inchiesta giudiziaria, ma altrettanto evocativo nelle pagine dedicate alla descrizione dei luoghi e degli stati d’animo, anche quando i sentimenti, le emozioni e il privato dei protagonisti prendono il sopravvento sul dovere professionale.
L’autore, Christophe Gavat, è lui stesso un commissario della polizia francese e, leggendo il romanzo la passione per il suo lavoro, il rispetto e l’ammirazione per i colleghi sono del tutto evidenti.
“È ancora un piedipiatti nell’anima, perché ama quell’atmosfera ovattata e notturna dell’Evêché, dove i passi riecheggiano nei corridoi vuoti, dove solo poche luci negli uffici, qualche grido o un’invettiva qua e là suggeriscono che ci siano ancora dei poliziotti al lavoro. Lavorano sempre. Soprattutto, sa di amare quegli agenti dal carattere forte, che non mancano né di energia, né di abnegazione, né di senso dell’umorismo per svolgere ogni giorno con passione il loro mestiere, tanto da farlo anche di notte.”
COSA MI È PIACIUTO
La lettura di “Omicidio a Cap Canaille” è stata la mia prima esperienza con un polar e ho apprezzato moltissimo la descrizione vivida dei luoghi, l’approfondimento psicologico dei personaggi e l’analisi dei rapporti che si creano tra di loro.
COSA NON MI È PIACIUTO
Il finale prevedibile.
L’AUTORE
Christophe Gavat, nato nel 1966, è entrato in polizia nel 1989. Parigi, Marsiglia, Grenoble, Guyana: nella sua carriera pluritrentennale è stato decorato al valore, messo sotto inchiesta e reintegrato. Ha avuto a che fare sia con i grandi casi che catturano l’attenzione mediatica, sia con i piccoli casi quotidiani che lasciano il segno. Già autore di tre libri sulla sua vita di poliziotto, con questo suo primo romanzo si è aggiudicato nel 2021 il Quai des Orfèvres, premio deciso da 21 giurati tra poliziotti, avvocati, magistrati e giornalisti.
LA CASA EDITRICE
Neri Pozza è una casa editrice veneta rinomata e prestigiosa, fondata nel 1946 dall’omonimo scrittore e ha pubblicato, nel corso degli anni, opere di autori molto famosi della letteratura italiana come Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Goffredo Parise, Massimo Bontempelli, Giuseppe Berto ai quali si affiancano oggi nomi internazionali grandiosi quali Romain Gary, Natsuo Kirino, Tracy Chevalier, Eshkol Nevo, Herman Koch.
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Mostra antologica di Raffaele Boemio
“Arie sottili di natura sospesa”
opere 1971 - 2024
“Arie sottili di natura quasi s/velata”
Presentazione di Sandro Bongiani,
Salerno, 8 ottobre 2024
L'arte per Raffaele Boemio è ricerca e ossessione. Un raccontare per arie sottili e per frammenti sottesi di materia lirica recuperati dalla memoria e rinati in uno spazio mentale carico di umori e essenze nascoste. Il percorso artistico e pittorico di Raffaele Boemio comprende un periodo di oltre 53 anni di lavoro sempre teso a ricercare un senso concreto da assegnare alla vita. Un lungo e intenso lavoro svolto dal 1971 a oggi a partire dal ciclo iniziale “Biographico” e poi, dalle opere digitali di “Afona”, “Quasi svelato” e “Semiosi”, in cui la dimensione ambientale ha sempre avuto nella sua ricerca un ruolo e un potere evocativo. L’attuale ciclo pittorico chiamato “Semiosi” accoglie i precedenti cicli e sintetizza appieno con un linguaggio maturo e coinvolgente tutta la sintesi assorta e visionaria dell’artista campano. Una pittura rinnovata e evanescente che nasce dai meandri oscuri della memoria per condensarsi in modo provvisorio e precario in un tempo sospeso della realtà e della vita.
Al chiasso assordante e caotico di questa distratta società di oggi preferisce il silenzio, l’attesa e la riflessione, lo stesso Raffaele Boemio ci racconta: “Ci sono giorni di silenzio, a volte mesi dove nulla nel mio studio accade, poi qualcosa succede. Questa pittura racconta, emette suoni, si dispone d’un tratto come in un equilibrio perfetto, inatteso, prendendo forma, e, a me svelando o quasi, sogni e visioni e il senso intimo delle cose”. Un linguaggio decisamente visionario carico di umori e di incertezze dove l’apparire diviene presagio di forme appena visibili di natura insolita e primitiva che dal profondo delle ceneri germoglia in totale libertà a nuova vita e in cui transitano esseri anonimi come nelle opere del ciclo “Biographico” del 1998, oppure, forme e presenze misteriose nate dalla memoria e presenti già nelle opere del 2017 fino a oggi, che provvisorie si evolvono assumendo sembianze alquanto imprevedibili.
Ogni opera nell’essenzialità dell’agire è sempre una nuova improvvisa sorpresa di un mondo oscuro in cui il tempo, l’attesa, la sospensione, l’etereo sono i segni di un esistere invisibile che si colloca a mezz’aria tra cielo e terra in attesa di una possibile catarsi per poter comprendere meglio il mondo. Non è un caso se in natura un seme di una pianta rimane nascosto per lunghi mesi sotto la terra, aspettando che passi l’inverno prima di germogliare. Si direbbe una sorta di stasi, di dormiveglia continuo e assorto in attesa di una nuova possibile rivelazione.
Per certi versi il suo è un indagare per sospensione tra tangibilità e immaginazione sulla natura inquieta dell’esistenza che affiora spesso con la presenza di figure dai tratti oscuri, stabilizzandosi momentaneamente in una visione di un immaginario del tutto inaspettato. Quello che si avverte di certo è una tensione tra visibile e invisibile, un’essenza nascosta, che sembra emergere da una zona remota di un tempo insostanziale dove le figure appaiono frammenti di un linguaggio interiore che evocano suggestioni e silenzi lungamente celati.
Le opere in particolare dell’ultimo ciclo “Semiosi” riflettono una dimensione che trascende il visibile, restituendo una visione inedita e in evoluzione del paesaggio che si apre alla rivelazione con una forte energia nascosta. Una natura del tutto inaspettata in cui la germinazione e la riemersione diviene presupposto sfuggente dell’apparire tra terra e cielo di presenze e forme indefinite che nella trascendenza e nella immediatezza del vivere condividono generosamente l’attesa e l’incertezza del mondo.
Una realtà decisamente in equilibrio precario, tra sperimentazione e apparizione attraverso delicate variazioni cromatiche, - come afferma Michelangelo Giovinale - in “un crescendo che mostra il saper cogliere “nelle zone del proprio essere” la realtà e la forza intrinseca della forma, delle cose che il suo sguardo penetra, e che, come in un viaggio immaginario sono destinate ad abitare atmosfere di inediti”, di strani rizomi ri/trovati e divenuti paesaggi evocati e portati in superficie, tra ascensioni e cadute, in un apparire di nature essenziali, che in questo attuale tempo di confusione e d’incertezza, cercano in qualche modo di dare un segno e un senso concreto alla vita distratta e sfuggevole degli uomini.
(Per questo evento antologico vengono presentati 60 opere scelte di Raffaele Boemio, dal 1971 a oggi cercando di fare una prima sintesi sulla ricerca svolta dall’artista napoletano).
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Teologia cattolica: storie di Coscienza
La teologia morale cattolica assume come dato “scientifico” che la coscienza non possa essere detta usando un linguaggio scientifico ma adoperando invece un linguaggio evocativo. La Chiesa cattolica ha smesso o non ha mai iniziato a trattare la coscienza come “struttura” empiricamente sperimentabile, manipolabile o penetrabile. Sicuramente essa è riflessione e sinderesi1, ma se parole dobbiamo…
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Vernise, "Punti luce": recensione e streaming
Punti Luce è l’ep d’esordio di Vernise, disponibile su tutte le piattaforme digitali e anticipato qualche settimana fa dall’uscita dell’omonimo brano. Un ep che racconta un nuovo inizio che mette radici in una visione del mondo differente. Attraverso l’uso di un linguaggio evocativo lunghi corridoi mentali, che accompagnano il percorso di crescita, vengono abbattuti. Punti Luce parte dalla…
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FRANCA MAGNOLATO. Acqua, aria, fuoco e terra
Di famiglia di artisti da due generazioni Franca Magnolato usa l’intensità del colore con un potente linguaggio evocativo
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Roland Barthes: il saggista rivoluzionario simbolo del Novecento
Roland Barthes, celebre intellettuale francese del XX secolo, è stato un saggista tra i più influenti e innovativi del suo tempo. Nato a Cherbourg nel 1915, Barthes ha trascorso gran parte della sua vita a Parigi, dove ha sviluppato una straordinaria carriera accademica e letteraria che ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama culturale mondiale. Le letture giovanili del saggista Barthes A 19 anni, un forte attacco di emottisi lo costringe a letto per lungo tempo durante il quale legge autori quali Balzac, Mauriac, Giraudoux e numerosi Arsène Lupin. Durante il liceo aveva già avuto modo di apprezzare Mallarmé, Valéry, Jaurès, e soprattutto Proust che diventerà il suo autore di riferimento. Le sue numerose permanenze nel sanatorio saranno sempre occasione di studio fondamentali per la sua carriera. Dopo aver conseguito una laurea in letteratura e filosofia all'Università di Parigi, Barthes ha intrapreso una carriera accademica che lo ha portato a insegnare in diverse istituzioni prestigiose, tra cui l'École des hautes études en sciences sociales e il Collège de France. Durante la sua vita, ha anche lavorato come critico letterario, saggista e semiologo, contribuendo in modo significativo alla teoria letteraria e alla critica culturale. Barthes saggista: il "grado zero" Barthes è stato autore di importanti saggi critici sulla narrativa contemporanea. Ha indagato il rapporto esistente tra la lingua nella sua doppia manifestazione: patrimonio collettivo e veicolo del linguaggio individuale. Ha sviluppato un'importante teoria semiologica che supera le tesi accademiche per interrogare i testi. Celebre la sua teoria del "grado zero": il mondo del parlato che è la più importante specificità della narrativa del suo tempo. La semiologia, o lo studio dei segni e dei simboli e del loro significato nella comunicazione umana, occupa un posto importante nella sua produzione saggistica. Attraverso la sua analisi dei testi letterari, dei media di massa e della cultura visiva, Barthes ha indagato sulle strutture di significato sottostanti che influenzano la nostra comprensione del mondo. I saggi più famosi di Roland Barthes Il saggio più famoso di Barthes è senza dubbio "Il grado zero della scrittura" nel quale distingue la lingua in quanto strumento neutro dell'espressione e per questo involontario e la lingua formale attraverso la quale l'uomo compie delle scelte etiche. Un altro saggio iconico di Barthes è "La camera chiara. Nota sulla fotografia", pubblicato nel 1980. In questo lavoro, che è una riflessione sulla fotografia, Barthes esplora il potere evocativo e simbolico delle immagini fotografiche, analizzando il modo in cui esse catturano e trasmettono il senso di realtà e memoria. Barthes distingue tre elementi nella fotografia: l'autore della fotografia, il fruitore e il soggetto immortalato. In questo schema, il fruitore ha due modi di recepire le fotografie: il primo è razionale e si fonda sulle informazioni che la foto stessa può fornire; il secondo è emotivo e scaturisce da un dettaglio della foto che colpisce lo spettatore. Eredità di Roland Barthes Anche dopo la sua morte nel 1980, l'influenza di Roland Barthes ha continuato a essere rilevante nel campo della teoria letteraria, della critica culturale e della filosofia. Le sue idee radicali e la sua scrittura brillante hanno ispirato generazioni di studiosi e intellettuali, contribuendo a ridefinire il modo in cui pensiamo alla cultura, alla comunicazione e alla creatività. Attraverso i suoi saggi rivoluzionari, Barthes ha dimostrato il potere della parola scritta nel provocare la riflessione, la discussione e la trasformazione sociale. In copertina foto di Michal Jarmoluk da Pixabay Read the full article
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Nell’angolo: l’introspezione poetica di Silvia De Angelis. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra ossessioni, emozioni e la malinconia di un tramonto.
Un viaggio tra ossessioni, emozioni e la malinconia di un tramonto. “Nell’angolo”, poesia di Silvia De Angelis, è un’opera di straordinaria intensità emotiva, che esplora i meandri dell’animo umano attraverso una metrica densa e ossessiva. L’autrice intreccia parole e immagini che si fanno metafora di un passato doloroso, in un contesto carico di malinconia e rimpianto. L’angolo sfocato del…
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La nostalgia dell'analogico: perché ci manca il linguaggio dei vecchi tempi? Perchè rivogliamo il tubo catodico e la pellicola?
Ricordi quando la TV era solo una scatola grande con un tubo catodico al suo interno e i colori erano nitidi e vivaci? O quando ascoltare una canzone significava mettere un disco in vinile su un giradischi? Quei vecchi tempi erano caratterizzati dal linguaggio analogico, un tipo di comunicazione che ora sta diventando sempre più raro. Continue reading Untitled
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#Gestalt#Linguaggio analogico#Linguaggio digitale#Linguaggio evocativo#Pellicola#Soggettività#Tecnologia
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A Cagliari l'incontro con il fotografo Jérôme Sessini, in occasione della mostra dedicata a Inge Morath
A Cagliari l'incontro con il fotografo Jérôme Sessini, in occasione della mostra dedicata a Inge Morath. Cagliari, Per la prima volta il membro dell'agenzia fotografica Magnum Photos verrà a Cagliari per parlare del suo lavoro e svelare il suo profondo rapporto famigliare con la Sardegna. Domenica 1 ottobre, alle ore 17 presso gli spazi espositivi di Palazzo di Città a Cagliari si terrà un incontro pubblico con il fotografo francese, ma di origini sarde, Jérôme Sessini membro della celebre agenzia fotografica Magnum Photos, nota in tutto il mondo. Uno straordinario evento che cade in occasione dell'ultimo giorno di apertura della mostra fotografica dedicata ad Inge Morath ospitata presso la sede espositiva comunale di Palazzo di Città. Mostra che nel corso dell'estate ha raccolto unanime riscontro positivo. L'incontro, promosso da Suazes in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Spettacolo e Musei Civici del Comune di Cagliari, permetterà di conoscere personalmente il lavoro di uno dei più noti fotoreporter internazionali. Si potrà vedere il suo lavoro, proprio all'interno degli spazi che ospitano la mostra dedicata alla sua collega Magnum, discutere sul significato dell'esperienza di questa celebre agenzia fotografica fondata nel 1947 da Robert Capa e Henri Cartier Bresson, ma soprattutto conoscere il profondo legame di Jérôme Sessini con questa isola. Infatti il fotografo ha la doppia cittadinanza, francese ed italiana, perché suo padre è sardo e lo stesso Sessini ha studiato nell'isola e svolto anche il servizio militare. “Vivere in Sardegna da adolescente mi ha donato un rapporto personale e intimo con questa isola. Nella mia esperienza, i ricordi e i rapporti con la cultura locale, con le persone e con l'ambiente hanno plasmato una conoscenza e un rapporto di vicinanza molto stretto con la Sardegna. In aggiunta agli aspetti culturali e famigliari il mio personale rapporto con la Sardegna assume aspetti di senso di appartenenza verso i luoghi della mia formazione". Così l’assessora alla Cultura del Comune di Cagliari Maria Dolores Picciau: “Jérôme Sessini è uno dei più grandi fotografi contemporanei, che attraverso un linguaggio diretto ed evocativo delle immagini ha saputo portare all’attenzione mondiale i conflitti e i mutamenti sociali del nostro tempo. Sessini ha un rapporto speciale con la nostra isola e con questa iniziativa Cagliari vuole suggellare questo legame e rendere ancora più solida l’amicizia che lega la nostra comunità a questo interprete del nostro tempo”. L'incontro sarà aperto al pubblico all'interno del percorso espositivo dedicato a Inge Morath. Visto il numero limitato di posti sarà possibile prenotare il proprio posto attraverso il sistema prenotazioni del sito sistemamuseale.museicivicicagliari.it o chiedere informazioni al numero 0706776482. Nell'occasione di questo finissage la mostra dedicata alla fotografa Inge Morath rimarrà aperta fino alle 20. L'incontro sarà introdotto dall'assessora alla cultura Maria Dolores Picciau e Sessini sarà intervistato da Marco Minuz. Jérôme Sessini è uno dei nomi più prolifici e rispettati al mondo operando nel delicato campo delle zone di conflitto ed è stato inviato in paesi dilaniati dalla guerra come Palestina, Iraq, Libano, Siria e Libia per pubblicazioni internazionali. Si è occupato anche di questioni sociali come la violenza legata alla droga nelle strade del Messico, le proteste anti-governative in Ucraina e le minoranze indigene in Cambogia che devono affrontare lo sgombero forzato. Attraverso il suo lavoro, impara, si adatta e si evolve costantemente. Dal 2018 Sessini documenta la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, dove ha viaggiato in Ohio e Filadelfia per creare ritratti intimi di persone e luoghi devastati dall'abuso di droghe. Nel 2017 Sessini ha viaggiato in remoti villaggi della Cambogia con Samrith Vaing, documentando la vita delle minoranze indigene che affrontano lo sgombero forzato. Nel 2016 Sessini ha documentato l'offensiva dei Peshmerga curdi contro lo Stato Islamico (IS) nella città di Bashiq prima di attraversare la regione per coprire le forze irachene che spingevano verso Mosul. Il suo lavoro è stato pubblicato da prestigiosi giornali e riviste, tra cui Newsweek, Stern, Paris-Match, nonché Le Monde e il Wall Street Journal. È stato esposto in numerose mostre personali in tutto il mondo, tra cui il Visa Photo Festival di Perpignan, i Rencontres d'Arles, la Bibliothèque Nationale François-Mitterrand e con il Ministero della Cultura francese. Sessini diventa nominato Magnum Photos nel 2012 e membro a pieno titolo nel 2016.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Le persone credono che io sia tipo omofoba, perché uso spesso ma davvero spesso la parola "ricchione".
Da sempre la parola "ricchione" viene utilizzata con scopo lesivo e offensivo. Ma sapete, il peso delle parole non dipende solo da chi le dice, ma anche da come vengono dette, con quale intenzionalità, con quale gerarchia di valore e significato. Pure la parola puttana è offensiva. Se a dirti puttana è il coglione a cui non hai dato precedenza all'incrocio allora sì, ti offendi. Ma se a dirtelo è il tuo uomo mentre ti scopa allora non è poi così offensivo. E così vale pure per la parola ricchione.
Tra l'altro l'evoluzione della società e della cultura avviene sempre attraverso la rottura di paradigmi linguistico culturali, rinegoziando i significati e i simboli di una società. Per cui, usare certe parole che nel nostro tradizionale linguaggio risultano scomode e offensive ci aiuta a capire una cosa: che la lingua è viva ed ha il potere evocativo che NOI le attribuiamo. Dunque, poiché ricchione viene usata come offesa allora è una parola offensiva. E cosa c'è di offensivo nell'essere ricchioni?
Il problema quindi è la parola ricchione (che può essere ri-semantizzata in modo positivo, scherzoso, ironico e provocatorio) o voi che parlate tanto di politically correct senza avere le basi del vivere inclusivo?
Mio fratello è ricchione e non si offende quando lo chiamo così. Si offende quando non è rappresentato politicamente, quando ai colloqui lo scartano perché è ricchione, quando dice di amare i bambini e voi gli rispondete che �� ricchione e non potrebbe mai prendersene cura.
La verità è che essere ricchioni in Italia è un problema, che si tratti di lavorare di sposarsi di adottare o di vivere alla luce del sole.
Ma finché vi farà orrore la parola ricchione con tutti i suoi sinonimi, questo discorso non potete capirlo e non potete neppure iniziarlo.
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Al centro della Sicilia, un enorme labirinto di macerie e cemento ricopre una collina rasa al suolo da un terremoto: è il Cretto di Burri, la più celebre opera di land art italiana, nata dal genio dell'omonimo artista umbro.
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 un violento terremoto colpì la Sicilia occidentale, radendo al suolo Gibellina, piccolo comune nella valle del Belice a poco più di 20 km da Calatafimi. La città nuova fu ricostruita poco distante, e l’allora sindaco del paese, chiamò a raccolta alcuni tra i più celebri architetti e artisti del tempo per contribuire con le proprie opere alla città d’arte che immaginava di edificare, nel tentativo di sublimare il dolore di una comunità traumatizzata e lacerata.
Tra questi c’era l’artista Alberto Burri, demiurgo della materia, che ideò una colossale opera di land art con la tecnica del cretto, ovvero, nel linguaggio botanico, la “fenditura in senso radiale che si riscontra nei tronchi di alberi piuttosto vecchi” (Treccani). Le macerie della vecchia città furono raccolte e, armate con il cemento, vennero trasformate in un’enorme e omogenea struttura labirintica, posta come un sudario sul lato della piccola collina, a perenne monumento evocativo di quella tragedia. Le faglie, che ricordano le vecchie strade del paese, si stagliano oggi con la loro neutralità ecrù sui colori accesi del cielo e della macchia siciliana circostante.
Un paesaggio evocativo che ogni anno, dalla sua ultimazione nel 2015, richiama turisti, curiosi e pazzi che ci vanno alle 12:00 di metà luglio.
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Mostra antologica di Raffaele Boemio
“Arie sottili di natura sospesa”
opere 1971 - 2024
Salerno
Pavilion Lautania Valley
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Mostra Antologica di Raffaele Boemio 1971-2024
“Arie sottili di natura sospesa”
a cura di Sandro Bongiani
20 ottobre - 24 novembre 2024
Inaugurazione: Domenica 20 ottobre 2024, ore 18.00
Pavilion Lautania Valley / Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere
In collaborazione con l’Archivio Raffaele Boemio di Afragola, Italy
La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea, dopo le mostre retrospettive di Ray Johnson, Guglielmo Achille Cavellini, Ryosuke Cohen, Reid Wood e Gabi Minedi è lieta di inaugurare in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque” la mostra antologica dell’artista Raffaele Boemio dal titolo: “Arie sottili di natura sospesa”. Un evento a cura di Sandro Bongiani in contemporanea con la 60.Biennale di Venezia 2024, incentrato sul tema dello straniero ovunque. Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley. Quella di Raffaele Boemio, è un’ulteriore proposta ai margini del sistema dell’arte ufficiale. Per questo evento antologico, il sesto evento realizzato da aprile a novembre 2024, vengono presentati 60 opere scelte di Raffaele Boemio, dal 1971 a oggi cercando di fare una sintesi sulla ricerca svolta dall’importante artista napoletano.
L'arte per Raffaele Boemio è ricerca e ossessione. Un raccontare per arie sottili e per frammenti sottesi di materia lirica recuperati dalla memoria e rinati in uno spazio mentale carico di umori e essenze nascoste. Il percorso artistico e pittorico comprende un periodo di oltre 53 anni di lavoro sempre teso a ricercare un senso concreto da assegnare alla vita. Un lungo e intenso lavoro svolto dal 1971 a oggi a partire dal ciclo iniziale “Biographico” e poi, dalle opere digitali di “Afona”, “Quasi svelato” in cui la dimensione ambientale ha sempre avuto nella sua ricerca un ruolo e un potere evocativo. L’attuale ciclo pittorico chiamato “Semiosi” accoglie i precedenti cicli e sintetizza appieno con un linguaggio maturo e coinvolgente tutta la sintesi assorta e visionaria dell’artista campano. Una pittura rinnovata e evanescente che nasce dai meandri oscuri della memoria per condensarsi in modo provvisorio e precario in un tempo sospeso della realtà e della vita. Le opere in particolare dell’ultimo ciclo - scrive Sandro Bongiani - “riflettono una dimensione che trascende il visibile, restituendo una visione inedita e in evoluzione del paesaggio che si apre alla rivelazione con una forte energia nascosta. Una natura del tutto inaspettata in cui la germinazione e la riemersione diviene presupposto sfuggente dell’apparire tra terra e cielo di presenze e forme indefinite che nella trascendenza e nella immediatezza condividono l’attesa e l’incertezza del mondo”. Ogni opera nell’essenzialità dell’agire è sempre una nuova improvvisa sorpresa di un mondo oscuro in cui il tempo, l’attesa, la sospensione, l’etereo sono i segni di un esistere invisibile che si colloca a mezz’aria tra cielo e terra in attesa di una possibile catarsi per poter comprendere meglio il mondo.
Si ringrazia l’Archivio Raffaele Boemio di Afragola per la fattiva collaborazione alla realizzazione di questa importante mostra antologica.
Pavilion Lautania Valley
“Stranieri qui e altrove - Active Marginal Generation Everywhere”
Mostra n°6 / Mostra Antologica di Raffaele Boemio
Spazio Ophen Virtual Art Gallery
“Arie sottili di natura sospesa”
Presentazione di 60 opere pittoriche eseguite tra il 1971 e il 2024
con un testo critico di Sandro Bongiani
20 ottobre – 24 novembre 2024
Salerno, opening 20 ottobre 2024 ore 18:00
ORARI: tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
Via S. Calenda, 105 84126 Salerno
In collaborazione con l’Archivio Raffaele Boemio di Afragola, (Italy)
E-MAIL INFO: [email protected]
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225
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